A Forlì la mostra dedicata a Ulisse, nei Musei di San Domenico, dal 15 febbraio al 21 giugno del 2020.
Chi non conosce Ulisse, il grande Odisseo, l’eroe omerico dal multiforme ingegno?
Non tutti, però, si saranno soffermati a fondo su quanto le vicende del più astuto protagonista dell’epica omerica abbiano influenzato le arti, la letteratura, il cinema nell’arco di tre millenni.
Un comitato scientifico presieduto dallo storico dell’arte Antonio Paolucci, già direttore dei Musei Vaticani, ha affrontato questa grandiosa impresa realizzando una ricchissima mostra a Forlì nei Musei di San Domenico, aperta al pubblico dal 15 febbraio al 21 giugno del 2020.
Nel grande complesso museale si potranno ammirare importanti opere d’arte dall’età greca arcaica fino alla contemporaneità, con prestiti da importanti musei internazionali.
Nell’arte greca, ellenistica, romana le raffigurazioni di Ulisse e delle sue imprese – dal cavallo di Troia al gigante Polifemo, da Nausicaa alla maga Circe, dalle Sirene al riconoscimento del cane Argo – potevano attingere direttamente da fonti letterarie greche e latine di Omero, Sofocle, Pindaro, Cicerone, Virgilio, Orazio, Ovidio.
Ne è un esempio, tra gli altri, il gruppo scultoreo di Ulisse che acceca Polifemo, proveniente dalla villa di Tiberio a Sperlonga, un’opera in marmo di cui in mostra è esposta la celebre testa di Ulisse.
Nel Medioevo l’interpretazione di Ulisse ci porta inevitabilmente al XXVI canto dell’Inferno della Divina Commedia.
L’influsso di Dante sull’arte si ritrova in codici e miniature, capitelli e sarcofagi e giunge fino al Quattrocento e alla sua rilettura illustrata della Commedia.
Dopo la metà del XV secolo la rinata conoscenza del greco scritto fa sì che l’ispirazione omerica torni a dominare l’arte dal XVI al XVIII secolo.
In pittura troviamo opere di Pinturicchio, Beccafumi, Dossi, Primaticcio nel Cinquecento, per passare al Seicento di Rubens, El Greco, Poussin, Cornelis e al Settecento di Barry, Wright of Derby, Bottani.
In scultura, il ritrovamento del Laocoonte (1506) e il recupero di molte copie romane di originali greci influenzerà i valori plastici dei maggiori artisti del tempo e successivi.
Dal ritorno al classico di Canova, Mengs, Pelagi, Füssli, David, al romanticismo di Hayez, Turner, Ingres, alle inquietudini simboliste e alla poetica neo-quattrocentesca dei Preraffaelliti, il racconto di Ulisse rimane al centro della ricerca artistica internazionale.
Tra letteratura e mito le 15 sezioni della mostra conducono alla visione più umana e meno eroica di Ulisse con le interpretazioni di De Chirico, Savinio e Sironi.
Elisabetta Tolosano