Fino all’11 dicembre alla Triennale di Milano si indaga il tema dell’ignoto, i misteri del mondo conosciuto e “quello che non sappiamo di non sapere”: dall’universo più lontano alla materia oscura, dal fondo degli oceani all’origine della nostra coscienza.
La 23ª Esposizione Internazionale è concepita come uno spazio di dibattito e confronto aperto e plurale, dove possano convergere esperienze, culture e prospettive differenti.
Vi attendono 3 diversi percorsi
Unknown Unknowns
La mostra tematica, curata da Ersilia Vaudo (astrofisica e chief diversity officer dell’Agenzia spaziale europea), sarà il centro nevralgico della 23ª Esposizione Internazionale, concepita come uno spazio di dibattito e confronto aperto e plurale, dove possano convergere esperienze, culture e prospettive differenti. Unknown Unknowns cercherà di rispondere ad una serie di domande su quello che ancora “non sappiamo di non sapere” in diversi ambiti: dall’evoluzione della città agli oceani, dalla genetica all’astrofisica. Un’esperienza profonda, che coinvolgendo designer, architetti, artisti, drammaturghi e musicisti, darà la possibilità di rovesciare la nostra idea di mondo.
Un percorso dai contorni sfumati e permeabili che presenterà più di cento tra opere, progetti e installazioni di artisti, ricercatori e designer internazionali che si confrontano con l’ignoto.
Unknown Unknowns affronterà una serie di tematiche tra cui la gravità, considerata “il più grande designer”, un artigiano che modella instancabilmente l’universo cui apparteniamo; le mappe, sistemi attraverso cui orientare traiettorie e percorsi; le nuove sfide della architettura, che si apre a prospettive inedite come quella di abitare lo spazio extraterrestre; fino ai misteri legati allo spazio profondo.
La mostra tematica comprenderà quattro special commission che Triennale ha affidato all’artista giapponese Yuri Suzuki, alla designer italiana Irene Stracuzzi, al collettivo di architetti statunitensi SOM, e all’artista turco-americano Refik Anadol. Oltre alle opere commissionate, la mostra includerà una serie di installazioni site specific, tra cui quelle realizzate da Andrea Galvani, Tomás Saraceno, Bosco Sodi, Protey Temen, Julijonas Urbonas e Marie Velardi.
Lungo il percorso espositivo saranno inoltre presenti quattro Listening Chambers, spazi in cui il suono si fa parola e il visitatore può abbandonarsi alle narrazioni di grandi personalità del mondo scientifico. E così il neuroscienziato Antonio Damasio affronterà il tema del sé e della coscienza, il fisico teorico Carlo Rovelli quello del tempo, il filosofo della biologia Telmo Pievani rifletterà sull’origine della vita, la fisica teorica Lisa Randall sul mistero di ci che sta al di là dei nostri sensi.
Nell’ottica del riuso e della sostenibilità, l’allestimento della mostra tematica – progettato da Space Caviar e realizzato da WASP – sarà interamente creato attraverso la stampa 3D. Verrà prodotto negli spazi di Triennale da grandi stampanti, sviluppate per questa specifica applicazione architettonica, utilizzando solo materiali di origine naturale, e in gran parte derivati da sottoprodotti dell’industria agroalimentare.
I complessi terreni della gelida luna di Saturno Encelado
La tradizione del nuovo
Il Museo del Design Italiano di Triennale Milano, diretto da Marco Sammicheli, si presenta in una veste inedita e propone un progetto espositivo che, a partire dalla collezione di Triennale e dagli archivi delle passate Esposizioni Internazionali, racconta come il design italiano abbia sempre avuto un approccio coraggioso e dedicato all’esplorazione, abbia affrontato il non ancora conosciuto attraverso la ricerca. La mostra, intitolata La tradizione del nuovo, raccoglie opere, installazioni, documenti, processi creativi e sperimentazioni che hanno contribuito allo sviluppo della società toccando aspetti sociologici, commerciali, ecologici, tecnologici e culturali tra il 1964 e il 1996.
Il percorso espositivo offre ai visitatori alcune delle ricerche più significative del design italiano e li invita ad approfondirle con percorsi distinti che seguono uno sviluppo temporale – dalla 13ª Triennale Tempo Libero del 1964 alla 19ª Triennale Identità e differenze del 1996 – e uno tematico che si articola in un arcipelago di parole, fenomeni, azioni – La Gravità, Contenitori umani, Environments, ‘80s Movements, ‘90s Playground, Sinestesia e Musica – e autori che hanno favorito eventi inaspettati, dubbi, risposte, e conquiste tecniche, come Liisi Beckmann, Claudio Salocchi, Roberto Sambonet, Exhibition Design Group, Fiorucci Dxing, Alberto Meda, Clino Trini Castelli.
L’allestimento della mostra, progettato da Zaven, mette in scena materiali, metodi del design e della cultura del progetto tracciando nuovi percorsi formali e creativi per rinnovare il processo di sperimentazione e scoperta insito nella ricerca applicata al design italiano.
Tra gli autori in mostra: Bruno Munari con Davide Mosconi, Hervé Télémaque, Liisi Beckmann, Antonia Campi, Carla Accardi, Sergio Asti, Pio Manzù, Gianni Colombo, Alessandro Mendini, Andrea Branzi, Claudio Salocchi, Denis Santachiara, Franco Raggi, Alberto Meda, Michele De Lucchi, Miro Zagnoli, Santi Caleca, Valerio Castelli, Giovanotti Mondani Meccanici, Gruppo Giapponese, Clino Trini Castelli, Eleonora Fiorani, Nanni Strada, Amalia Del Ponte, Cini Boeri, Cinzia Ruggeri, Jonathan De Pas Donato D’Urbino Paolo Lomazzi, Emilio Ambasz, Roberto Sambonet, Alvar Aalto, Max Bill, Antonio Calderara, Exhibition Design Group, Alchimia, Memphis, Fiorucci Dxing, Massimo Iosa Ghini, Giacomo Giannini, Guido Venturini, Stefano Giovannoni, Sylvano Bussotti, Marco Stroppa, Bruno Maderna, Luigi Nono, Renzo Piano, Cathy Berberian, Steve Piccolo, Adriano Guarnieri, Brian Eno, Giuseppe Chiari, Jasper Morrison, James Irvine, Philippe Starck, Antonio Citterio, Andries Van Onk, Marc Newson, Giacomo Giannini
Ferruccio Laviani, Orbital, 1992. Ph. Amendolagine Barracchia. Collezione Permanente
Mondo Reale
La Fondation Cartier pour l’art contemporain è stata invitata da Triennale Milano a prendere parte alla 23a Esposizione Internazionale. La mostra Mondo Reale, curata da Hervé Chandès, direttore artistico generale, è una riflessione sui concetti di mistero e ignoto, attraverso il lavoro di 17 artisti internazionali.
Se la mostra Unknown Unknowns si allontana dalla Terra per esplorare il mistero dell’universo, Mondo Reale è immaginata come un atterraggio sul nostro pianeta per portare l’attenzione sulle meraviglie che lo compongono e i segreti che sottendono alla sua imperscrutabile perfezione.
Tra film, dipinti, fotografie, installazioni e sculture, Mondo Reale esplora la realtà come rêverie, proponendo un’esperienza estetica e contemplativa strutturata intorno alla conoscenza e al suo annullamento: un incontro diretto ed emozionale con molteplici visioni dell’ignoto attraverso la lente dell’arte e della scienza.
Il design del percorso espositivo è concepito dal duo Formafantasma e riunisce opere iconiche, alcune delle quali realizzate appositamente per questa mostra, degli artisti: Jean-Michel Alberola (1953, Saida, Algeria), Alex Cerveny (1963, San Paolo, Brasile), Jaider Esbell (1979, Normandia, Roraima, Brasile – 2021), Fabrice Hyber (1961, Luçon, Francia), Yann Kebbi (1987, Parigi, Francia), Guillermo Kuitca (1961, Buenos Aires, Argentina), Hu Liu (1982, Xinyang, Cina), David Lynch (1946, Missoula, Montana, USA), Ron Mueck (1958, Melbourne, Australia), Virgil Ortiz (1969, Cochiti Pueblo, New Mexico, USA), Artavazd Pelechian (1938, Gyumri, Armenia), Sho Shibuya (Giappone), Alev Ebüzziya Siesbye (1938, Istanbul, Turchia), Patti Smith (1946, Chicago, Illinois, USA), Sarah Sze (1969, Boston, Massachusetts, USA) Andrei Ujica (1951, Timisoara, Albania), Jessica Wynne (1972, USA).
La Fondation Cartier contribuisce inoltre al Public Program della 23a Esposizione Internazionale con una serie di conversazioni e incontri che coinvolgono artisti, autori e scienziati, proiezioni speciali e una Soirée Nomade che invita cori tradizionali a esibirsi con le loro canzoni sull’amore, la natura e la lotta per la sopravvivenza.
Ron Mueck, Man in a boat