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La recensione di Ludovico Benedetto

Regia: Brady Corbet

Genere: Drammatico, 2024

Durata: 216 minuti

Voto: 8.5/10

Andando in sala e ammirando per 3 ore e 35 minuti The Brutalist, ci si trova immersi in un mondo di cemento e sogni spezzati, un racconto epico che trasforma la freddezza dell’architettura brutalista in una narrazione emotiva e profondamente umana. Il film, con la sua fotografia austera e le sue inquadrature geometriche, ci costringe a riconsiderare il fascino di uno stile spesso bistrattato, rivelandone la bellezza cruda e la potenza espressiva.

La sala non è però l’unico posto in cui possiamo ritrovare quella bellezza cruda: passeggiando per le strade della nostra città, Torino, possiamo trovare testimonianze vivide di questa estetica solida e monolitica.

Esempio emblematico è la Torre BBPR in Piazza Statuto, un grattacielo che si staglia nel panorama urbano con la sua imponenza severa. Realizzata tra il 1959 e il 1961, questa struttura fonde il linguaggio del modernismo con la necessità di dialogare con la città storica, reinterpretando in chiave contemporanea i materiali tradizionali torinesi. Il mattone e il cemento armato convivono in un equilibrio tanto imponente quanto affascinante.

Ma se vogliamo vivere il brutalismo in una dimensione più cruda, basta varcare la soglia del DUPARC Contemporary Suites. Questo hotel, progettato nel 1969 e inaugurato nel 1971, è un manifesto dell’architettura brutalista torinese. I suoi interni giocano con le superfici ruvide e le forme massicce, accogliendo l’ospite in un’atmosfera sospesa tra il passato e il futuro. Qui il brutalismo non è solo una scelta stilistica, ma una vera e propria esperienza immersiva.

Oggi, mentre il mondo dell’architettura si interroga su nuove soluzioni sostenibili, il brutalismo si evolve in eco-brutalismo: una corrente che unisce la brutalità del cemento con la sensibilità e la freschezza delle piante. Immaginiamo edifici massicci ricoperti di verde, dove la rigidità strutturale si fonde con la natura circostante, dando vita a un’architettura che non è solo funzionale e resistente, ma anche ecologica.

Un esempio concreto di questa evoluzione a Torino è Casa Hollywood, la trasformazione dell’ex cinema Hollywood in un edificio residenziale che incarna l’estetica eco-brutalista. Il progetto ha mantenuto la struttura in cemento armato, arricchendola con ampie superfici vetrate e terrazze verdi, che rendono l’edificio un perfetto equilibrio tra la solidità brutalista e la leggerezza della vegetazione. Un segno di come il brutalismo oggi possa adattarsi alle nuove esigenze della città, senza perdere la propria identità.

Forse, dopo aver visto The Brutalist, guarderemo con occhi diversi questi edifici e ci accorgeremo che, dietro il cemento, pulsa un’anima.

Fotografo, scrittore e social media manager freelance. Realizza visual storytelling transmedia e recensioni sulla settima arte