A Milano riesplode la febbre del beat
Dal Victoria and Albert Museum di Londra approda a Milano la mostra “Revolution”
“You say you want a revolution?” domandavano i Beatles nel celebre brano “Revolution” titolo della mostra ospitata a Milano alla Fabbrica del Vapore fino al 4 aprile 2018, che ripercorre, a partire dalla musica, le principali rivoluzioni socio-culturali degli anni sessanta.
In mostra oltre 500 oggetti che hanno fatto la storia di quegli anni: dagli LP (o 33 giri) provenienti dalla straordinaria collezione del conduttore radiofonico John Peel alle chitarre di Jimi Hendrix (tra cui quella fatta a pezzi nel’67 al festival di Monterey), al quaderno originale dei Beatles col testo a matita “Lucy in the sky with diamonds”; dal vestito verde chiaro indossato da John Lennon per la copertina dell’album “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” alle minigonne inventate da Mary Quant.
Ascoltando in cuffia i principali brani dell’epoca (dai Beatles ai Rolling Stones, agli Who, a Bob Dylan, al blues e al soul) ci si reimmerge nelle battaglie culturali che dagli Stati Uniti (“California dreamin’”) approdarono dapprima a Londra, dando origine al cosiddetto Swinging London, e poi in tutto il resto d’Europa.
Un’energia che ha spinto ragazze e ragazzi a fare fronte comune nello svecchiare e in molti casi sovvertire le strutture di potere in ogni sfera della società: scoprire le gambe è il punto di partenza per smascherare le ipocrisie, il colore della pelle è meno importante delle parole che offendono la dignità, la musica è veicolo di messaggi, le università sono il luogo in cui si contestano cultura borghese, autoritarismo e paternalismo. Gli hippy si ritrovano al mitico Festival di Woodstock (cui è dedicata l’ultima sala della mostra, piena di grandi cuscini su cui sdraiarsi a guardare il maxi schermo con le riprese del festival), cantando brani in cui si esaltano libertà, amicizia, amore quali cure alla propria fragilità, alla ricerca di una propria identità, vera, sentita e autentica.
You say you want a revolution? (Dici che vuoi una rivoluzione)
Well, you know (beh, sai)
We all want to change the word (che tutti noi vogliamo cambiare il mondo)
You tell me it’s the institution? (Mi dici che è l’istituzione)
Well, you know (Beh, sai)
You better free your mind instead (faresti meglio invece a cambiare la tua testa)
“Dici che vuoi una rivoluzione?” è il vero interrogativo che si ripropone in questa manifestazione. John Lennon forse l’aveva capito mettendo l’accento sull’individuo, senza nulla togliere a una pesante messa in discussione delle istituzioni: ossia per fare la “Rivoluzione” non basta la voglia di restare bambini e selvaggi, a discapito delle istituzioni. Solo se la gente (“voi-noi”), oltre a rompere le catene del potere, sarà disposta a cambiare il proprio modo di pensare e ad assumersi la responsabilità di costruire un futuro migliore, la rivoluzione avrà luogo: piedi per terra e sguardo al cielo, a quel “cielo con i diamanti” di Lucy, “la ragazza con il sole negli occhi”!
Per maggiori informazioni sulla mostra (promossa e coprodotta da Comune di Milano-Cultura, Fabbrica del Vapore e Avatar – Gruppo MondoMostreSkira, in collaborazione con Victoria and Albert Museum di Londra):
http://www.mostrarevolution.it
Gloria Guerinoni