Le nuove sfide dello IED di Torino: non solo design, ma anche cultura e innovazione digitale
Paola Zini ha maturato la sua esperienza professionale nei più importanti settori della città dedicati al design e alla creatività e alle loro grandi trasformazioni in relazione alla cultura e all’imprenditoria, passando da Torino Internazionale alla guida del Comitato Organizzatore di World Design Capital fino alla presidenza del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude. Ora dirige lo IED di Torino, l’Istituto Europeo di Design, con la missione di traghettarlo verso il futuro e di imprimere un approccio sempre più transdisciplinare ai corsi e alle attività proposte.
Cosa significa dirigere da cinque anni una realtà come lo IED?
“Entrare nella famiglia IED è stato quasi naturale perché è un posto che ti accoglie, le attività sono molteplici, varie e tutte fortemente connesse alle esigenze del territorio e orientate al contemporaneo. Mi era già capitato prima dell’incarico di collaborare e di realizzare dei progetti con IED, ma viverlo dall’interno è diverso. Il cuore dell’Istituto sono gli studenti, per cui in questi anni mi sono concentrata sul lavorare per loro e ho cercato di rafforzare ulteriormente il legame di IED con la città. Questo è in linea con il nostro modello formativo che prevede, fin dalla nascita di IED negli anni ’60, un collegamento diretto con aziende, istituzioni, associazioni e soggetti del mondo del lavoro che da una parte incontrano i nostri studenti attraverso le progettazioni che proponiamo loro durante i diversi percorsi formativi; dall’altra sono anche presenti all’interno della scuola stessa, i nostri docenti infatti sono in gran parte professionisti che prestano una parte del loro tempo al mondo della formazione, dando vita a una rete molto estesa che viene alimentata continuamente.
Il mio bilancio di questo quinquennio è proprio la fotografia di un’attivazione costante di una rete di relazioni che consentono di mantenere un livello didattico alto”.
Siete sempre attenti al cambiamento dei tempi e l’offerta formativa in questi anni si è adeguata sia alle nuove esigenze del mercato che alle richieste dei ragazzi stessi, tra le novità che lancerete in autunno ci sarà il Master in Innovazione e Produzione Digitale per la Cultura. Perché è fondamentale unire la creatività al settore culturale?
“Di fatto sono due parti inscindibili, una alimenta l’altra. Spesso però nel nostro Paese la creatività ha i suoi canali di formazione specifici mentre chi lavora in ambiti culturali, più strettamente legati al patrimonio, arriva da un percorso come storico dell’arte. Ecco, quelle due formazioni che partono distanti, di fatto poi nel mondo del lavoro hanno bisogno l’una dell’altra, quindi se fin dall’inizio queste due anime si accompagnano insieme, non può che derivarne un grandissimo vantaggio per tutti, anche solo a livello di linguaggi.
Per questo abbiamo pensato che aggiungere un master che faccia dialogare due elementi così preziosi fosse assolutamente necessario per formare delle nuove figure professionali, aggiungendo inoltre un taglio specifico sul tema del digitale.
Il periodo della pandemia ha sicuramente dato un’accelerazione ad alcuni processi e la cultura si sta nutrendo sempre di più di digitale o almeno ne sente senza dubbio la necessità, per cui pensare di costruire un prodotto formativo che vada in quella direzione significa dare voce e strumenti ad un’esigenza del mercato del lavoro che sta crescendo incessantemente. In più lo abbiamo progettato con un coordinatore di eccellenza come Alessandro Bollo e in collaborazione con alcune realtà del territorio che fanno atterrare il master non solo in aula, ma direttamente all’interno di istituzioni culturali come il Museo Egizio, la Fondazione Torino Musei, il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, le Biblioteche Civiche Torinesi e il Polo del 900”.
Teoricamente poi la creatività dovrebbe essere anche il nostro vantaggio competitivo rispetto all’avanzare molto controverso dell’intelligenza artificiale…
“Indubbiamente da questo punto di vista il dibattito è molto acceso. Ciò che però è innegabile è che non possiamo fermare il tempo, per cui siamo di fronte a un percorso obbligato. Sicuramente ci dovremo confrontare con l’intelligenza artificiale negli ambiti più disparati, ma l’autorialità non passerà mai in secondo piano. In questo senso sono convinta che le nuove tecnologie e i loro sviluppi debbano rimanere degli strumenti a servizio dell’uomo”.
Torino e il design, quanto questo asset è strategico per lo sviluppo della città?
“Io ci credo da sempre. Ho lavorato per Torino World Design Capital in tempi lontani, un’iniziativa che ha fatto emergere il design a 360° in una città che ce l’ha nel DNA fin da quando è nato il design stesso e forse anche prima. Questa è una città laboratorio che ha un dialogo aperto col design da sempre: vanta tra i punti di eccellenza il car design, che continua a essere un asset fondamentale del nostro territorio e da sempre sperimenta la progettazione in ambiti diversi che vanno dal sociale all’industria passando per la cultura.
Il mondo dell’automotive ha caratterizzato fortemente l’identità di Torino. Quell’identità si è molto evoluta ma non è sparita e continua ad avere dei grandissimi attori cittadini e un patrimonio enorme di connessioni internazionali che passano da qui.
IED lavora quotidianamente con brand automobilistici di tutto il mondo e non è un caso, perché le competenze che si trovano qui continuano a rinnovarsi. Se pensiamo che Suzuki, Tata, Changan, per citarne solo alcuni, hanno il loro centro di design a Torino (oltre a quelli rispettivamente in Giappone, India e Cina) e che brand come Alfa Romeo e Maserati hanno completamente spostato il loro centro stile a Torino, possiamo ben comprendere quanto questa vocazione sia più viva che mai”.
A proposito della città che cambia di recente si è parlato molto dell’urbanista newyorkese Amanda Burden che ripenserà l’immagine di Torino, qual è la sua idea in merito?
“Penso che sia una cosa straordinaria e devo dire che speravo di incontrarla quando è venuta sotto la Mole! Sono molto contenta che si stia lavorando su questi aspetti e siamo disponibili a collaborare dove fosse necessario il punto di vista di studenti che si affacceranno a breve a quel mondo.
Abbiamo da poco inaugurato un biennio specialistico sul tema della transdisciplinarietà applicata alla mobilità. L’agenda delle priorità globali dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite (SDGs) ci ricorda ogni giorno l’urgenza di individuare soluzioni sostenibili che siano rilevanti per la vita delle persone, negli scenari futuri delle città in continua evoluzione e della mobilità”.