Nell’era di internet non c’è più da disperarsi per tutte quelle vecchie belle canzoni che sembrerebbero finite nel dimenticatoio. Da un momento all’altro, infatti, il popolo del web potrebbe decidere di riesumarle e di farle diventare delle hit inspiegabilmente virali.
Il mondo di internet detiene un potenziale ambìto e prezioso che nessuno dei mondi possibili ha: stiamo parlando della viralità. Grazie al web, infatti, da un giorno all’altro, artisti sconosciuti, o peggio dimenticati, sono volati nel firmamento delle star in barba alle aspettative di amici, parenti e dell’industria musicale tutta.
STRANGER THINGS 4 - FRAME
Una delle incarnazioni più recenti di questo fenomeno è rappresentata da Kate Bush che, grazie alla serie Netflix Stranger Things 4, ha visto brillare la sua Running Up That Hill (A Deal With God) del 1985 di una luce completamente nuova. Una delle scene chiave della serie, infatti, vede una delle protagoniste salvarsi da una situazione di pericolo grazie all’ascolto di una cover del brano, per l’occasione interpretata dal Pub Choir di Brisbane. Difficilmente una serie televisiva o un film al cinema riescono a raggiungere la risonanza di un servizio di streaming online come Netflix, il che ha permesso al brano di schizzare al primo posto della classifica dei singoli nel Regno Unito, e a Kate Bush di guadagnare ben tre Guinness Records in UK: artista donna al numero uno con l’età più alta, tempo più lungo per una canzone per arrivare al numero uno e divario più lungo tra i numeri uno.
Quasi come quelle del Signore, le vie della viralità sono davvero infinite, così tanto che a volte hanno generato situazioni ai limiti del surreale. Ad esempio, qualche tempo fa un problema nell’algoritmo di YouTube ha inserito erroneamente tra i video suggeriti di milioni di utenti un singolo intitolato Plastic Love, inciso nel 1984 da una cantante giapponese di nome Mariya Takeuchi. Conseguenze: ad oggi il valore del 45″ originale del singolo è schizzato a 300€ e si è verificato un ritorno massivo di un genere musicale giapponese anni ’80 totalmente dimenticato, noto come City Pop.
Ci sarebbero milioni di altri casi da raccontare, ma ci fermiamo qui per lasciare spazio a una riflessione: qual è il limite, se esiste, tra la nostalgia e il gusto? Avere la storia dell’umanità a portata di polpastrello è certamente un grande vantaggio per le nuove generazioni. Ma quanto c’è di vero e quanto di moda e, se vogliamo, di ipnosi nell’apprezzare un contenuto di cui veniamo passivamente bombardati?
Insomma, se internet non fosse esistito questa canzone mi sarebbe mai piaciuta?