Nick Cave, classe 1957, è un compositore australiano che ha raggiunto il successo nell’industria musicale grazie al suo stile insolito, cupo e sperimentale, che tocca temi religiosi nella vita dell’uomo, l’angoscia, l’amore perduto e la ricerca di redenzione.
Divenuto famoso per canzoni quali “Into my Arms” e “Where the Wild Roses Grow” riesce a ricavarsi uno spazio all’interno dell’industria cinematografica come compositore. Ricordato per aver scritto la colonna sonora del film “L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford”, diretto da Andrew Dominik.
Nick Cave si è trovato recentemente sotto i riflettori per uno scambio di accuse tra lui e due pilastri della musica della seconda metà del novecento, quali Roger Water e Brian Eno, che chiedevano all’artista di non presentare il suo show musicale al pubblico Israeliano.
Cave ha risposto prontamente in conferenza stampa affermando che:
“Faremo un tour in Europa e anche ad Israele, perché è cresciuta velocemente in me la necessità di oppormi a queste persone che cercano di silenziare gli artisti, di bullizzarli e censurarli.”
Le risposte di Roger ed Eno non si sono fatte attendere a lungo:
“Con il rispetto dovuto , la tua musica non è rilevante in questo caso, è una questione di diritti umani. Brindiamo alla tua arrogante incuria e alla tua implacabile indifferenza”
Dopo le dichiarazioni di Nick Cave, la Palestina Campaign for the Academic and cultural Boycott of Israel (associazione di primo piano nel movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Tel Aviv) ha alzato i toni affermando che i concerti fatti dall’artista sono “un regalo alla propaganda per l’apartheid in Israele” e hanno “ringraziato” l’artista per “aver reso tutto così chiaro, suonare a Tel Aviv è una decisione politica e morale, che ti incasella tra le schiere degli oppressori contro gli oppressi”
Per valutare bene la situazione è necessario soffermarsi su un punto chiave del suo ragionamento che afferma:
“Ci sono due motivi per i quali mi trovo qui, il primo è perché amo Israele e il secondo è perché amo le persone che ci vivono.”
Gli artisti realizzano arte per le persone, livellano ogni diversità che esiste creando un unico e grande bacino che è il genere umano, con i suoi sentimenti, le sue sensazioni, le sue delusioni e frustrazioni, con i suoi problemi e le sue felicità o angosce.
Johnny Cash suonava nelle carceri negli anni sessanta e non lo faceva perché condivideva il pensiero di stupratori, ladri e assassini ma lo faceva perché davanti a lui aveva un pubblico di uomini, alcuni accusati giustamente altri ingiustamente ma pur sempre uomini.
Esattamente come Nick Cave ha suonato a Tel Aviv per persone che amano la musica, per persone che (come molte foto del web ci mostrano) vogliono solo che il conflitto con i palestinesi cessi. Un artista non può decidere il suo pubblico, non può selezionare all’entrata le persone in base alle loro idee, ma il pubblico può abbracciare la sua arte e i suoi temi. E Nick Cave con la sua musica che esplora l’animo umano è tutto fuorché una propaganda a favore dell’apartheid.
Roberto Ganzitti