Sergio Toffetti, in attesa del 2020, racconta il suo primo anno da Direttore.
Non arriva per il pranzo, ma per il caffè. “Guardate però che io sono un amante del Crodino”. Esordisce così Sergio Toffetti, Direttore del Museo Nazionale del Cinema, che si sta preparando al 2020 quando Torino sarà Capitale del Cinema, facendo coincidere i vent’anni del Museo del Cinema agli altrettanti di fondazione della Film Commission.
Viene subito da chiedere quale sia lo stato di salute del Museo, simbolo riconosciuto della città.
“Se mettiamo insieme la Mole, il Cinema Massimo, i tre festival e la biblioteca, l’anno scorso abbiamo avuto più di 900 mila visitatori, cosa che ci fa essere l’istituzione culturale con più pubblico di tutti. Inoltre il bilancio è in attivo, quindi direi che va molto bene”.
Cita De Andrè “non potendo più dare cattivo esempio mi hanno chiesto di dare saggi consigli” quando ricorda il momento in cui l’hanno richiamato esattamente un anno fa a fare il Direttore, dopo una lunga carriera in cui ha ricoperto il ruolo di consigliere d’amministrazione, responsabile Dipartimento Film, insegnando a Parigi e lavorando per la televisione, fino a diventare Vicedirettore della Cineteca Nazionale.
Da buon archivista sa che preservare e riattualizzare la memoria è la vera sfida di una realtà culturale come quella ospitata dentro la Mole: come si confronta allora con le trasformazioni portate dal mondo digitale?
“Innanzitutto adesso è in corso un assessment informatico per rendere più compatibile il nostro database con il suo accesso attraverso il web, poi stiamo cercando di capire chi sono i nostri visitatori oltre ad aumentare in futuro il numero delle installazioni come abbiamo fatto di recente con Amos Gitai. A fronte di ciò continuo a pensare che il vero cuore rimanga l’edificio costruito da Antonelli e in particolare gli spazi dedicati al Precinema”.
Le novità non finiscono qui e qualcosa a breve cambierà anche dentro gli spazi del Museo.
“È arrivato il momento di fare un restyling, lanciando un concorso di idee, oltre a dare il via forse già in autunno alla ristrutturazione di tutto il pian terreno: spostare la biglietteria, creare due salette dove far girare film muti di continuo e aprire l’ingresso in via Gaudenzio Ferrari”.
A questo proposito, l’incontro con Sergio Toffetti non può terminare senza il suo personale ricordo della caduta del Muro di Berlino.
“Quel muro è stato abbattuto, ma oggi sembra che la storia vada avanti per corsi e ricorsi, In ogni caso a Berlino Est ci sono stato nel ’73, quando il muro c’era, e mi ricordo che sono entrato all’università, esibendo un documento rosa identico al loro tesserino universitario: la mia patente di guida”.
Fabrizio Vespa