Direttore artistico delle OGR
Ordinazione
Merluzzo con patate, prosecco, macedonia, caffè
Ciao da Fizz e Fazz, siamo tornati da 10 giorni di Sicilia pronti a sprigionare le energie che il Mediterraneo ci ha infuso per il ciclo di interviste “mangia con noi”. Oggi pranziamo con Nicola Ricciardi, il giovane direttore artistico delle Officine Grandi Riparazioni.
L’avevamo incontrato circa due anni fa, appena nominato. Ora lo troviamo soddisfatto. Un po’ provato; ma soddisfatto. Senza perdere tempo, prendiamo posto, ordiniamo tutti un merluzzo prelibato del Pastis e partiamo.
Nicola è soddisfatto principalmente perchè ha tenuto duro sulla scelta di dare un taglio ricercato e mai troppo mainstream. Sia sui concerti (The black Madonna, Tony Allen, Nu Guinea) che sulle mostre (Tino Sehgal, Susan HIller, Mike Nelson). Fiducioso della strada intrapresa ci elenca queste mosse anti-pop e non facili da assimilare come traguardi raggiunti e che nel futuro si confermeranno ancor di più. Crede fortemente in una sorta di educazione spalmata sul lungo periodo, una fruizione lenta per sedimentare i concetti e abituare il pubblico nei prossimi anni. Ci vuole pazienza in un periodo storico in cui nessuno aspetta mai per niente. La conferma arriva per esempio dal direttore della TATE di Londra che insiste per portare una mostra alle OGR di Magdalena Abakanowicz e il direttore saggiamente dichiara che l’obiettivo ora è estendere questo esempio di feedback positivo dagli addetti ai lavori ai visitatori e ottenere la fiducia della città.
Io e Fazz ascoltandolo attentamente notiamo (con non poca invidia) fin da subito una notevole capacità oratoria. È preciso, molto determinato e per essere così giovane ha le idee chiare su come procedere. Ci spiega che proviene dal mondo dell’arte ed è il suo pane da circa 14 anni, di conseguenza sta seguendo un suo disegno, un percorso appunto di ricerca incentrato su rendere l’arte “contemporanea alta” accessibile e alla portata di tutti, dal basso.
Per la sezione musicale invece Nicola si è af-fidato a personalità come Fabrizio Gargarone o Sergio Ricciardone di Club to Club, che lo hanno indirizzato, stimolato e convinto. Anche la collaborazione con il Torino Jazz Festival è stata un successo con sold-out e una buona risposta della sala concerti a un genere che presuppone solitamente spazi più intimi e raccolti.
Io e Fazz siamo stati a diversi concerti e mostre ma da visitatori criticoni e soprattutto fumatori incalliti abbiamo un rapporto particolare con le OGR. Odi et amo, odi quando ci chiedono all’entrata di lasciare l’accendino nel bidone e amo quando ci ritroviamo a correre liberi per una sala gigantesca durante la performance di Tino Sehgal o a ballare con The Black Madonna. Mentre ordiniamo i caffè, lancio un’occhiata a Fazz e ricevuto il segnale, Fazz sfodera l’ultima domanda fatidica che facciamo a chi mangia con noi.
Quest’anno è l’anniversario trentennale dalla caduta del muro di Berlino. Come hai vissuto quel momento? Hai ricordi particolari? I muri contemporanei?
Nicola aveva 4 anni e ricordi giustamente non ne ha, ma apprezza la domanda e parlando di barriere, si focalizza su un aspetto. Quando si abbatte un muro, dice, è fondamentale avere un’idea costruttiva che rivaluti lo spazio che si è creato. La libertà che si ottiene con fatica deve avere un obiettivo per la comunità, con sicuramente delle nuove regole. A Berlino è successo proprio questo e deve rimanere un modello da seguire nel futuro.
Io e Fazz concordiamo pienamente con questa visione, ci alziamo e con una stretta di mano vivace ringraziamo Nicola per la bella chiacchierata!