Mistico, storico, onirico.
Il viaggio a cavallo di un contrabbasso e sulle ali di un’arpa.
Voglio raccontarvi una storia. Una storia che parte dalle radici, Ruutsu (nell’alfabeto giapponese). Perché scomodare l’alfabeto nipponico? Vi domanderete. Perchè il 24 Settembre siamo stati trasportati tra le vecchie case degli Shogun tra futon e yukata, abbiamo sorvolato la Foresta di Bambù di Arashiyama e riposato nel quartiere di Gion nelle case delle geishe; scaraventati indietro nel tempo di 1600 anni abbiamo vissuto il Santuario di Sumiyoshi Taishama e il tempio buddista di Shitennojistando , tutto stando comodamente seduti a Torino e conservando il gusto del nostro Occidente. Lo abbiamo fatto grazie al MAO di Torino, ma soprattutto grazie a due – è il caso di dirlo vista la soprannaturale bravura – Kitsune: Valentina Ciardelli e Anna Astesano. La prima, contrabbassista e compositrice, vincitrice di un Global Music Award e del BBC Music Magazine Rising Star 2020.
La seconda ha invece collaborato con orchestre di rilievo come la Royal Opera House di Covent Garden, la London Philharmonic Orchestra e il Maggio Musicale Fiorentino. Le due musiciste ci hanno fatto vivere la magia di un Giappone strettamente legato all’occidente. Quando dico ‘legato’ intendo proprio annodato, indivisibile, mischiato. La musica di Anna Astesano all’arpa e Valentina Ciardelli al contrabbasso nella cornice della stanza giapponese del MAO, ha saputo riempire di vibrazioni il cuore dei presenti. Le “The Girls in the Magnesium Dress’’ (nome dato al duo come tributo a Frank Zappa e al suo brano omonimo, di cui Valentina è particolarmente fan) hanno portato alcuni pezzi del loro disco ‘Ruutsu’ all’ascolto dei presenti. Il progetto è esplorativo e quindi innovativo. Riadatta su strumenti differenti repertori classici come la Madame Butterfly di Puccini o brani del compositore Miaygi; sono presenti anche pezzi riarrangiati da Valentina dei poemi di Mallarmé musicati da Ravel, le Chanson di Saint-Saëns e c’è spazio anche per un brano che il grande Yoshihisa Hirano (l’Ennio Morricone giapponese) ha scritto per loro dopo averle viste e sentite su YouTube.
Tutto è pronto.
La sala è tanto silenziosa da far tuonare se il tocco di un capello cadendo toccasse il pavimento. L’impatto che si ha quando le Girls in the Magnesium Dress iniziano a suonare è straordinario, l’energia messa nel contrabbasso da Valentina viene gettata fuori dalle quattro corde in ogni singola nota, che sia essa suonata con l’archetto o pizzicata, che sia in una slide o una dinamica da pianissimo. La forza di Anna nel suonare l’arpa è elegante e non poteva esserci luogo migliore per godere di questa musica.
Il primo brano risale al periodo tra 800 e 900, è un primo contatto tra la cultura occidentale e giapponese che fonde la musica colta occidentale con strumenti tipici giapponesi, il titolo è Haru no Umi.
All’improvviso le tre armature vuote dei samurai nella teca sembrano muoversi, anche loro vengono ammaliati dalle note e sembrano girarsi a guardare le due musiciste.
Il secondo brano che ci fanno ascoltare è estremamente particolare, un’elegia, oscura e dark, ha elementi occidentali e giapponesi, un solo nome: Yoshihisa Hirano, compositore delle colonne sonore di ‘Death Note’, ‘Finale Fantasy’ e molti altri anime. In questo brano gli strumenti non sono stati trattati come nell’usanza naturale dell’idea classica dello strumento.
Le sonorità con note prima dissonanti e schizofreniche, si accavallano a momenti lievi e di note lunghe armoniose e in tonalità maggiori. Ogni strumento sembra cantare la sua personale canzone seppur arriva sempre un punto in cui le voci si intrecciano tra loro.
L’aria che con i suoi bicordi pizzicati dell’arpa e le sue sferzate di note che sembrano lo scorrere del dito sui tasti del pianoforte, dà luogo ad un dialogo dove gli strumenti sembrano dire cose diverse ma parlando dello stesso tema.
Il terzo brano è composto da Valentina. Un brano che porta la sua idea di Giappone.
Formato da tre movimenti è ispirato dal mandorlo in fiore di Van Gogh. Utilizzando tecniche estese e percussive (quest’ultime portate dal trottolio di dita sul corpo del contrabbasso a inizio brano). Il secondo movimento è ispirato a una poesia di Bashō Matsuo, mentre il terzo è dedicato ad un quadro, il culto dei mostri e della morte dei fantasmi in cui compaiono scheletri formati da una armata di defunti che tornano in vita per prendere il potere nella città.
Il quarto ed ultimo brano è Butterfly Eeffect. Ispirata ad un brano di Puccini. Il compositore italiano aveva estratto segmenti di brani popolari per inserirli nelle sue melodie. Queste cellule sono state ripensate da Valentina in una fantasia per contrabbasso e arpa.
Il bis? Il bis è stato doppio. Ma se vi racconto tutto poi voi non andate a vedere il prossimo concerto! Trovate il loro disco Ruutsu su Spotify. Ormai è diventato colonna sonora delle mie serate con incenso e Whiskey Nikka.