LUCIANA LITTIZZETTO a tavola con Sugonews per “Mangia con noi”
Ordinazione: acqua sarde alla beccafico insalata siciliana tiramisù condiviso con la fidata amica Caterina Fossati e col figlio Giovanni
Dal titolo si può intuire molto su chi è l’ospite di “Mangia con noi” questa volta.
Si avvicina a noi con aria sospetta, munita di occhiali para selfie e sciallino combatti vento di porta palazzo. È la regina dello spettacolo torinese, la “minchia Sabbry” di noi altri.
È tutto vero, Fizz e Fazz si sono trovati ad intervistare Lucianina Littizzetto.
Come abbiamo affrontato la cosa? Chiedendo all’amico di tutti i giorni, wikipedia.
Allora partiamo da lì, chiedendole che effetto fa stare sull’internet:
“Oggettivamente fa un po’ impressione” (ci confida che usa my google per “bullizzare” amici non presenti sul web).
Poi, succede l’inaspettato, risponde alla domanda sul tema dei nuovi muri, in relazione all’anniversario dei trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, senza che gliela ponessimo:
“Se continui a mettere barriere e muri di Berlino stai avvicinando il pericolo. Il mondo della rete ne è la testimonianza, non ci sono più confini, non ci sono più barriere. C’è, appunto, la rete che unisce tutti. L’idea di costruire dei muri di mattoni con dei pilastri roventi (quello di Trump) che così se ti arrampichi… è un’idea che non sta né in cielo né in terra, è antistorico”. E continua: “Quando si costruisce un muro si fa poi fatica a buttarlo giù”.
Io e Fizz non riusciamo a fermare la testolina che va su e giù in segno di approvazione, sembriamo delle bamboline da cruscotto. Appena riusciamo a fermare quello che sembra essere un moto perpetuo, le chiediamo qualcosa su Torino.
Il succo alla frutta che ne esce fuori è una serie di confessioni sui luoghi amati, in primis porta palazzo e balon, e su come esistano spazi meravigliosi che vanno rigenerati. I murazzi e il Valentino sono alcuni esempi che ci porta, Luciana sostiene che basterebbe affidarli a persone capaci, in grado di renderli attrattivi per i giovani. Non solo si ri-guadagnerebbe uno spazio collettivo ma lo si ripulirebbe da delinquenza e malaffare (piaghe ben strutturate sia al valentino che ai murazzi).
Si tratta di un pranzo e ci perdiamo tra una forchettata e l’altra, confessandole che ci siamo imbattuti nel suo blog:
“è molto diverso da quello che faccio io, in televisione faccio le robe che fanno ridere e sono molto poco politicizzate, a differenza di come sono io nella vita”.
(Non è vero, le risate ce le ha strappate anche a tavola).
Ma il titolo? Non l’abbiamo scelto per bellezza. La domanda artica l’abbiamo fatta:
Come andrà a finire Che tempo che fa?
La risposta riesce ad aumentare il ritmo della musica, ad asciugare i bicchieri e ad alzare il volume del vento:
“Bella domanda, 90/100 ci spostiamo su rai 2. Ci spostano veramente, ho sbagliato coniugazione”.
Non ci perdiamo d’animo e ci facciamo raccontare di come da ballerina obbligata diventa un’insospettabile vincitrice di concorsi comici (“bravo grazie” del 1991), passando dai rutti delle birrerie facendosi accompagnare da Andrea Zalone: “devi improvvisare. Prendere uno per uno e dirgli: adesso ridi che se no ti prendo a bastonate”.
Finiamo il pranzo riuscendo a svestirla dello sciallino para vento e dell’aria sospetta, gli occhiali para selfie rimangono.
Per noi una grande conquista e un gran piacere.