Le fotografie di Ludovico Benedetto raccontano il rito del Tak Bat, la processione per l’elemosina dei monaci del Laos.
Luang Prabang è una piccola cittadina del Laos che conta circa 50 mila abitanti. Ogni mattina, le sveglie suonano alle 4. Ci si veste, si cucina e si esce di casa con un cestino, pieno di cose da mangiare. Adornati con gli abiti tradizionali, chi a piedi, chi in bici, chi in motorino, i fedeli si riversano per le strade, sedendosi scalzi, ma con cura e rispetto estremi del proprio angolino di marciapiede.
A un certo punto, compaiono i primi monaci, uno dietro l’altro. Come ogni mattina suonano anche i tamburi dei monaci che si lavano, pregano e si vestono. Centinaia di monaci. Provenienti da 30 monasteri e che con le loro tuniche tradizionali arancioni, escono scalzi e in fila indiana, percorrendo tutta la città per raccogliere le offerte dei fedeli.
Una distesa infinita di puntini colorati inizia a vedersi in lontananza e, avvicinandosi, si trasforma in una fiumana di tuniche che si muovono all’unisono con eleganza e armonia. Mentre passano, i monaci tendono una bacinella in metallo verso i devoti, nella quale vengono deposte le offerte – principalmente in forma di riso glutinoso, merendine, patatine e a volte soldi – che non sono mai richieste esplicitamente, ma accolte senza parlare con affetto e reverenza.
Il Tak Bat è in realtà un dare e avere: i monaci collezionano il cibo raccolto e poi ne trattengono per sé solo una parte, il resto viene poi redistribuito tra i più bisognosi della città, i bambini e le famiglie in difficoltà.
A Luang Prabang, anche stamattina, esili figure avvolte in lunghe tuniche camminano lungo i margini della strada dove li attendono uomini e donne inginocchiati. Il tutto nel più assoluto silenzio, con armonia, calma e pace. Esattamente come accadrà domani e il giorno seguente e il giorno seguente ancora.