Se sei anche tu tra quanti celebrano il mese dell’arte contemporanea a Torino e, con l’anima del maratoneta, ti appresti a passare dalle oltre 180 gallerie d’arte della XXX edizione di Artissima alla freschezza dei giovani artisti di Paratissima; dai cortili di Arte alle corti alle tante mostre ospitate da musei e fondazioni, ti consiglio di dedicare un po’ del tuo tempo a uno dei più importanti collezionisti e mecenati del Novecento.
Sto parlando di Riccardo Gualino: spinto dall’eclettica moglie Cesarina Gurgo Salice, nei primi anni del secolo scorso iniziò a collezionare reperti archeologici, monili, statue, ceramiche e opere pittoriche. Nel 1918 incontrò lo storico dell’arte Lionello Venturi, che lo affiancò negli acquisti di opere moderne e contemporanee, tra cui dipinti di Modigliani, di Casorati e tele del “Gruppo dei Sei”, la nuova formazione d’avanguardia dell’arte torinese.
Nel 1930 Gualino donò la collezione alla Galleria Sabauda (anche se una parte fu confiscata dalla Banca d’Italia nel 1931, dando origine della prestigiosa collezione oggi conservata a Palazzo Koch, dove fu esposta sin dal 1959, con un allestimento concepito da lui stesso,
Dal 2015 la Collezione è ospitata al terzo piano della Manica lunga di Palazzo reale, riallestita dal novembre del 2022 nelle sette sale al secondo piano: oltre 120 opere tra le quali la Venere del Botticelli, i dipinti veneti, raffinati reperti archeologici e oreficerie antiche. Gualino, la cui vita è stata mirabilmente narrata da Giorgio Caponetti nella biografia “Il grande Gualino” (edizioni Utet, 2018) fu quindi non solo uno dei più spregiudicati e geniali imprenditori del ‘900 – peraltro uno dei pochi che mai si piegò al regime fascista! – ma anche un raffinato collezionista, mecenate e amante di ogni forma di arte e la sua collezione merita una visita!