Camera – Il Centro Italiano per la Fotografia di Torino inizia l’anno con tre nuove mostre che inaugurano il 14 febbraio
Dietro la fotografia possono celarsi grandi passioni come racconta la mostra “Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra”, dedicata a due artisti che ne hanno fatto la storia nel XX secolo, in mostra dal 14 febbraio al 2 giugno. Fuggita dalla Germania nazista lei ed emigrato dall’Ungheria lui, si incontrano a Parigi nel 1934 dove si innamorano e stringono un forte sodalizio professionale. Anzi per conquistare gli editori è Gerda stessa a inventarsi il suo e il personaggio di Robert Capa visto che i loro veri nomi sono Gerta Pohorylle ed Endre Friedmann. Sarà poi il 1936 il loro anno di svolta quando entrambi andranno in Spagna e durante i combattimenti Capa realizzerà il celebre scatto del Miliziano colpito a morte e Taro quella della Miliziana in addestramento, pistola puntata e scarpe coi tacchi. Quest’ultima morirà poi nel 1937 durante la battaglia di Brunete e Capa l’anno successivo le dedicherà il volume epocale Death in the Making.
In “Steinberg e Mulas” invece l’obiettivo di Ugo Mulas incontra l’arte del grande disegnatore Saul Steinberg che realizza nel 1961 una splendida decorazione a graffito dell’atrio della Palazzina Mayer a Milano. Per documentarne ogni dettaglio chiama il giovane fotografo italiano, i cui scatti rimangono l’unica testimonianza dell’opera che dopo i lavori di ristrutturazione del 1997 viene completamente cancellata. Nella Project Room, dal 14 febbraio al 14 aprile, attraverso una trentina di fotografie sarà nuovamente possibile rivedere questo tesoro perduto che ha fatto incontrare l’immaginario fantastico di Steinberg e la lucidità poetica dell’occhio di Mulas.
Infine in “Michele Pellegrino. Fotografie (1967-2023)” sono oltre 50 le immagini che ripercorrono i momenti salienti dell’opera del fotografo nativo di Chiusa Pesio dal 14 febbraio al 14 aprile. Grazie alla curatela di Barbara Bergaglio e al testo di Mario Calabresi si potrà esplorare un percorso creativo, dominato dalla presenza delle montagne con ritualità, volti e momenti del mondo contadino, che raccontano la passione di Pellegrino per la sua terra e per la fotografia.