A quanto pare il jazz e la tromba non erano le uniche specialità artistiche del genio di “What A Wonderful World”. Dopo una visita in Italia, infatti, Louis Armstrong comincia a sperimentare con carta e nastro adesivo per sviluppare una grande passione che diventerà la sua seconda arte: il collage.
Louis Armstrong, tra i geni musicali più amati del nostro tempo, è prevalentemente conosciuto per essere uno dei trombettisti che hanno contribuito al successo plateale del jazz per come lo conosciamo oggi. Così come la sua prolifica carriera da musicista è raccontata all’interno dei dischi e delle innumerevoli registrazioni audio e video che lo riguardano, anche la vita privata di Satchmo è ben testimoniata da una gran quantità di materiale conservato all’interno della sua casa nel Queens, oggi sede del Louis Armstrong House Museum. Foto, lettere e cimeli di ogni tipo, infatti, rimangono a imperitura memoria del fatto che di Pops (com’era soprannominato dai suoi amici musicisti) fosse un artista non solo sul palco, ma anche fuori.
In particolare, tra i suddetti cimeli è conservata una collezione di oltre 700 pezzi che testimoniano come, dopo la tromba, la seconda grande passione artistica di Armstrong fossero la carta, il nastro adesivo e l’innovativa tecnica del collage. Come da lui stesso raccontato in diverse interviste, la passione per questa avanguardistica forma d’arte era nata in tarda età. Gli album di famiglia di casa Armstrong custodiscono centinaia di foto di viaggi in giro per il mondo, tra cui la più famosa quella che ritrae Armstrong su un cammello intento a suonare la tromba davanti alla Sfinge di Giza, in Egitto, mentre la moglie Lucille lo fotografa divertita. Ma ai fini della storia che stiamo raccontando, il viaggio in assoluto più importante sembra essere quello che Pops ha fatto in Italia, sempre rigorosamente con Lucille, nel 1949.
In un’intervista radio, Louis Armstrong raccontava che in occasione di quella visita nella penisola italiana era stato invitato presso la villa di una contessa per mangiare un piatto di spaghetti, e il caso vuole che la sala in cui la nobildonna porta a mangiare il suo rinomato ospite abbia un meraviglioso soffitto affrescato con alcune scene tratte dalla vita di Napoleone. Satchmo osserva estasiato quel pot-pourri di immagini e personaggi, a cui continuerà a pensare incessantemente anche quando tornerà nella sua casa di Corona, nel Queens. Adesso anche lui vuole un affresco a tutti i costi, ma lo vuole a modo suo. Allora c’è solo una cosa da fare: rimboccarsi le maniche e cominciare a ritagliare immagini e foto, per poi attaccarle alla parete del suo appartamento in ordine sparso. È presto fatto: in quattro e quattr’otto Armstrong ha creato il suo personalissimo “affresco” con le foto dei suoi personaggi, colleghi e amici preferiti.
Il paradosso di questa storia sta nel fatto che, dopo aver sviluppato una vera e propria passione nei confronti del collage, il supporto preferito di Armstrong per praticare questa seconda arte non erano cartone o carta da incorniciare, bensì le custodie di una serie di nastri privati su cui Satchmo aveva registrato conversazioni di famiglia, interviste e addirittura qualche set in cui metteva i suoi dischi preferiti. Questa è la ragione per cui molte delle composizioni sono totalmente ricoperte da nastro adesivo trasparente, così da preservarle dall’usura del prendi/posa dalla libreria.
È proprio vero ciò che si dice: non si smette mai di imparare cose nuove sui personaggi che hanno scritto (o in questo caso suonato, tagliato e incollato) la storia della musica.