“La Rubrica Appunti dal Pastis
Antonio GrulliCritico d'arte e Curatore
#laculturaèneibar”
La poesia della terra
Un laboratorio culturale dove artisti come Luca Bertolo e Flavio Favelli esplorano temi identitari, con opere ispirate alla bandiera italiana e alla memoria collettiva.
C’è un forte legame tra arte e vino. Entrambi per secoli hanno avuto un ruolo centrale e identitario in quella zona di mondo che, in maniera piuttosto desueta, continuiamo ancora oggi a chiamare Occidente. Poche cose come il vino e l’arte vengono portate a simbolo e vanto dei luoghi che le producono o conservano: sono “la grandezza” dell’Italia, così come della Francia o della Spagna, e di tutti i paesi che ne hanno fatto una tradizione.
Da due anni con la cantina La Colombiera a Castelnuovo Magra – in provincia di La Spezia – abbiamo avviato un laboratorio di ricerca sull’arte: invitiamo artisti a creare installazioni pensate appositamente per questi luoghi bellissimi che sorgono sulla prima collina e da cui si vede il mare.
Per me è un ritorno a casa, visto che sono nato e cresciuto a pochi chilometri da qui, e la Lunigiana è il territorio che considero casa. Il titolo del progetto è “La poesia della terra”, parole con cui Mario Soldati definiva il vino. E questo territorio è intriso di poesia: lo stesso Soldati abitava nelle vicinanze e, dai tempi di Byron, Keats e Shelley, fino a quelli di Franco Fortini, i poeti e gli scrittori sono stati attratti da questa suggestiva zona di confine, ruvida ma accogliente.
Gli artisti di questa ultima edizione (conclusa il 30 novembre 2024) sono due delle figure più importanti del nostro paese: Luca Bertolo e Flavio Favelli, artisti diversissimi ma sodali da anni.
Al mio invito hanno risposto immediatamente scegliendo di esporre un’opera che avevano realizzato a quattro mani, seppur a distanza, durante il lockdown da Covid: una grande bandiera italiana di cui Luca aveva realizzato la banda verde e la metà sinistra della banda bianca, mentre Flavio si era occupato della restante parte bianca e della banda rossa. Attorno a questa abbiamo costruito tutta la mostra, composta solo di opere che rappresentano la bandiera italiana in varie forme: collage, dipinto iper-realista, accrochage, ecc. Ho amato da subito questo soggetto perché porta con sé un tabù. E solleva questioni a cui oggi fatichiamo a rispondere.
Cos’è una bandiera? Così scrivo nel mio testo critico di accompagnamento della mostra: “Un relitto del passato? Il simbolo di stati/nazione in cui tutti ormai sembrano sentirsi stretti? Il collettore di visioni ideologiche ormai fallite? È ancora possibile credere nelle bandiere? E se sì, quali sono le nostre bandiere? Se riduciamo una bandiera alla sua semplicità, nuda e cruda, non abbiamo altro che una tela su cui sono disposti dei colori in grado di significare qualcosa: praticamente un dipinto, nella sua realtà scarna. Ma una bandiera è anche un oggetto profondamente legato alla nostra memoria, collettiva e individuale, un fantasma che ha sventolato per ognuno di noi, mosso da un vento misterioso.”