Al Palazzo Reale di Milano arriva Munch, fino al 26 Gennaio
Vi trovate a Milano mentre leggete queste mie righe? Oppure a Torino? O magari a Genova? Beh, dovunque voi siate, sappiate che investirete piuttosto bene il vostro denaro – si tratti di prendere semplicemente la metro per Duomo oppure un treno per la Stazione Centrale – se deciderete di andare a visitare la mostra dedicata all’artista norvegese Edvard Munch in corso a Palazzo Reale, dove rimarrà fino a gennaio. Di Munch tutti noi abbiamo visto, se non esposto a Oslo nel museo dedicato all’artista ma almeno riprodotto da qualche parte, tra i pixel di un social oppure sotto forma di poster o cartolina o magari stampato su una tazza o una T-shirt, il celebre quadro intitolato L’urlo, risalente al 1893. Nella mostra, corredata da interessanti supporti audio e video, è possibile ascoltare le parole con cui Munch raccontò la genesi di quest’opera destinata a una fama paragonabile a quella di quadri come I girasoli di Van Gogh o Guernica di Picasso: “Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”. Ebbene: a Palazzo Reale c’è naturalmente una delle non poche versioni di questo questo quadro entrato nella memoria collettiva, ma troverete un gran numero di altre opere capaci di restituire appieno il percorso di Munch. Un artista che all’epoca fece scandalo non solo in patria, dove venne accusato tra le altre cose di non finire i suoi quadri, visto che in certe sue tele le figure umane erano prive di occhi, naso e bocca. Succede spesso così, ai grandi: non vengono capiti dai loro contemporanei. Il che forse potrebbe farci riflettere su quanto oggi, non solo nell’arte figurativa, intercetta il consenso dei più.