Lo scrittore Giuseppe Culicchia, torinese di nascita e milanese di adozione, ci parla dei caffè storici delle due città!
Il o la torinese che ama andare al caffè anche per guardare la gente che passa e perché come Ernest Hemingway o Zelda Fitzgerald adora quella che al di là dell’Atlantico va sotto la definizione di “Café Society” (titolo tra l’altro di un film di Woody Allen) sa che a Torino può contare su una notevole scelta, a cominciare dal fatto che in città non mancano i locali storici. In piazza della Consolata, ecco il Bicerin. In piazza Castello, Mulassano e Baratti & Milano. In piazza Vittorio, l’Elena. In via Po, Fiorio e Ghigo. In corso Vittorio Emanuele II, Platti. In piazza Carignano, Pepino.
E in via Porta Palatina, Ranzini, in piazza Emanuele Filiberto, il Pastis: che non sono annoverati tra gli storici, ma che una storia più o meno lunga ce l’hanno, e un loro fascino pure.
Così, quando il o la torinese che ama andare al caffè anche per guardare la gente che passa si trova a Milano, si tratti di starci un giorno, un mese, un anno o magari più, una delle domande che si pone è: chissà se intorno al Duomo troverò un’offerta paragonabile. La risposta è rassicurante: dal bar Jamaica in via Brera amato da Luciano Bianciardi al Quadronno nella via omonima in zona Porta Romana al Camparino in Galleria, passando per il Bar Basso di via Plinio – lì dove nel 1972 il barman Mirko Stocchetto s’inventò il Negroni Sbagliato – ma anche per il Caffè Pasticceria Cova in via Monte Napoleone o per il Bar Magenta in via Giosuè Carducci o ancora per il Taveggia in via Umberto Visconti di Modrone o per il celebre Savini anch’esso in Galleria, anche a Milano i locali con una storia da raccontare certo non mancano.
A Una Cosa di Ofelé in via Scaldasole, invece – aperto assai più recente – una lunga storia gliela si augura, per quanto bene ci si sta, grazie anche alle piante e a una colonna sonora che a Zelda piacerebbe assai.