C’è una cosa che accomuna Torino a Milano, o se preferite Milano a Torino, e viaggia su rotaie che parallele s’intersecano nel cuore di queste due città così vicine e così lontane partendo dai quartieri più periferici per raggiungere il centro e viceversa: è il tram, ecologico mezzo di trasporto pubblico urbano che in Europa circola a Zurigo come a Berlino, a Londra come a Parigi, mentre in Italia lo si può prendere a Roma e Messina, a Firenze e Napoli. A Torino e a Milano però ne circolano di particolari, perché in entrambe le città esistono ancora tram storici. Sotto la Mole c’è la ATTS o Associazione Torinese Tram Storici – della quale fanno parte non pochi ex tranvieri del GTT – che restaura, cura, custodisce e di tanto in tanto torna a far viaggiare alcuni “pezzi rari”, per così dire, tra cui il favoloso Numero 116 con i suoi interni in legno e l’inconfondibile livrea rossa e color crema, capace di trasportare chiunque vi salga sopra non solo in giro per il centro ma anche indietro nel tempo, sfidando le leggi della fisica e le ipotesi della fantascienza a 30 chilometri l’ora. A Milano invece l’ATM di recente pubblicizzava nelle stazioni della metro l’entrata nella collezione del Museo Nazionale di Scienza e Tecnologia del tram modello carrelli, una vettura tuttora in uso non soltanto nella capitale lombarda ma anche a San Francisco, anch’essa dotata di meravigliosi interni in legno. Salire su questi mezzi equivale a mettere piede sul set di un film. L’importante è non fare la fine del protagonista di Dottor Zivago interpretato da un indimenticabile Omar Sharif nella pellicola tratta dal romanzo di Boris Pasternak.