In attesa di un nuovo Rinascimento della Scuola
Qualche giorno fa ho ascoltato circa 3 ore di pensieri sulla scuola da parte della scuola. Di solito non partecipo a questo genere di eventi, perché quando la scuola parla di sé mi annoio mortalmente o mi arrabbio. Ma questa era una questione affettiva: a chiusura ci sarebbe stato l’intervento di due docenti amici illuminati, Chiara Foà e Matteo Saudino. E poi, da cosa nasce cosa, e la giornata si è conclusa con una cena improvvisata a cui si sono aggiunti il noto e simpatico professore di fisica Vincenzo Schettini e la giornalista de La stampa web Elisa Forte.
Ma veniamo al punto: la scuola e le domande urgenti.
Smarcato il fatto che la scuola debba essere per e pro studenti (andiamo veloci, perché abbiamo circa 1.500 battute a disposizione), la domanda è una: a cosa serve la scuola?
Se si ascoltano le risposte degli studenti – Non lo so. A trovare lavoro. A poco. Ad annoiarci. Non serve a nulla. Serve a imparare qualcosa. Serve ai professori per torturarci… – viene da piangere.
La mia risposta, e per fortuna non solo la mia, è che la scuola serve (e non dovrebbe servire e da qui l’urgenza) per scoprire chi siamo, per poter scegliere chi vogliamo diventare, per crescere, per trasformarci. Serve per andare oltre noi stessi ogni giorno attraverso i dubbi, le domande, la critica, il dialogo, l’apertura all’altro. Serve per viaggiare alla scoperta e alla costruzione del futuro.
Per fare questo è assolutamente necessario liberare la scuola dalla burocrazia e porla nel mondo e non fuori dal mondo – per poi affacciarsi disorientati dopo 8, 13, 16 anni… chiedendosi all’improvviso dove? Come? Perché?
Una scuola nel mondo. Una scuola per il mondo. Una scuola capace di far fiorire l’essere. Una scuola audace, capace di ambire allo scopo più difficile e necessario all’essere umano: la felicità, di diventare se stessi.