Guida alla non-monogamia sana con Le Sex en Rose
Cliché di tutto il mondo: unitevi! Abbiamo superato indenni la primavera con i suoi accenni di eccitamenti rapidi e leggeri con le graminacee nelle narici mentre cercavamo di apparire seducenti? Mettetevi comodi, perché siamo tutti più o meno coscienti che non ci sia nulla come l’estate, l’aria di ferie, il sole, il mare, i luoghi, i laghi e la pelle nuda a metterci di fronte all’annoso binomio “ormoni-relazioni”.
Per prepararci alle stagionali riflessioni amorose in questi piacevolissimi 40° all’ombra, ho contattato due esperti di fiducia, sex blogger, divulgatori e attivisti che hanno messo al centro delle loro giornate la ricerca del piacere e di un’idea di relazione che cerca di spogliarsi di tabù e convenzioni: Ivano e Morena di Le Sex en Rose.
Ci siamo dati appuntamento in un bar al Balon, a Torino, situazione troppo golosa per Barone Ostu, che fortunatamente ci ha raggiunti e mi ha dato l’assist perfetto per la prima domanda.
– Di cosa parlate?
– Di relazioni..
– Io non sono mai stato in una relazione..
Ecco, lui dice di non essere mai stato in una relazione e forse questo implica il suo esatto opposto: lui è stato più in relazione di quelli che optano per relazioni monogame, no?
Assolutamente, ma è il significato di relazione che secondo me è da ripensare. siamo ancora fermi all’idea di relazione come coppia stabile, dove se si aggiunge, si tradisce.
E cos’è tradire? Dimenticarsi dell’altro?
Il tradimento è sempre pensato come qualcosa di fisico e non di mentale.
Però se c’è spazio non decade il concetto di tradimento?
La questione sul tradimento mentale e sul tradimento fisico è un giochino con cui mettiamo in crisi le coppie con cui ci confrontiamo. Quando hai di fronte coppie monogame, etero o no, dove lui vive per lei e lei per lui o lui per lui e lei per lei, dove sono chiusi in una dinamica a due, per forza di cose – siamo umani- emergono tante sfaccettature della sessualità e della loro curiosità che non riescono a vivere perché penserebbero di tradire l’altro o di sentirsi traditi se l’altro facesse così, è una gabbia di quelle dalle quali non si riesce a uscire. Lì, noi li incalziamo. La sintetizzo: se un partner va con una persona esterna alla coppia, ma mentre si accoppia pensa al suo partner, o viceversa, se va con il partner, ma pensa all’amante, è tradimento oppure no? È davvero soltanto una questione fisica? Penso sia un discorso di sensazione. Tradire è rompere un accordo, ci siamo accordati sul guardare insieme una serie tv e tu vai avanti da solo? Tu mi hai tradito, si è spezzata l’intesa. Certo, quando si parla di relazioni e sentimenti magari è un po’ diversa l’intensità (o forse no, ndr), ma a livello di definizione non differisce poi così tanto.
Questi accordi, in una relazione monogama, sono più fragili ed è più facile spezzarli, perché stai mettendo a tacere una serie di esigenze e tensioni che naturalmente ti fanno tendere all’altro.
Vero, ma quando questi accordi non sono stati presi razionalmente dalla coppia, ma da qualcuno di esterno ad essa e sono taciti, perché nasci e qualcuno nel percorso di crescita ti bombarda di informazioni che ti collocano in un determinato spazio senza dirti che, per l’appunto, sono accordi, l’introiettato dentro di noi come lo gestiamo? Perché un conto è razionalmente sapere quanto è una figata la relazione aperta, un conto è gestirla emotivamente sapendo che la tua libertà è anche quella dell’altro. La teoria e la pratica sono così inconciliabili?
Nasciamo in un ambiente che ci permea, quindi per quanto possiamo avere delle idee progressiste e idee arrivate dopo una decostruzione, tu sei nata in un posto, in una cultura che ha influito dal principio sul tuo modo di pensare, da una parte le macrostrutture, lo Stato, le leggi, i governi, certo, ma dall’altro le cose che ci toccano e che sono in realtà più vicine, la famiglia, l’oratorio, la cassiera del supermercato, le persone che incontriamo quando andiamo a prendere un drink al bar. Sono loro che ci fanno capire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato. Lo capisci anche se non sai le regole del comportamento. Se entri in un locale, chiedi dov’è il bagno, non ti metti a pisciare in un angolo, perché coralmente, attorno a te, è chiaro che non è qualcosa da fare se non vuoi essere etichettato o allontanato o punito. Allo stesso modo, nelle relazioni capisci che ci sono cose che possono essere fatte e altre no e se non lo capisci, le persone su cui riponi la fiducia, i tuoi genitori, gli amici, i nonni, i vicini di casa, ti influenzano nel sentirti obbligato ad assecondare una serie di comportamenti che fanno in modo che tu appaia come una persona concreta, seria e per bene, ma non contribuiscono alla tua felicità.
Siamo qui a parlare di relazioni monogame e di relazioni con aperture, ma queste aperture derivano da una decostruzione, non dobbiamo dimenticarcene.
Come si arriva alla decostruzione?
Parliamo di “negoziare” perché se da secoli ti propongono una relazione monogama come giusta e la famiglia come obiettivo, abito bianco, principe azzurro, l’altra metà della mela, tutto quello che vuoi, tu sai perfettamente cosa l’altro si aspetta da te e in qualche modo è la stessa aspettativa che tu hai verso di te.
Per aderire a queste aspettative sociali, dove spesso la società è anche solo la persona che stai amando, tu reprimi la tua parte più vera che potrebbe renderti più felice e ti obblighi ad essere una “brava” persona, a non cercare nessun altro uomo all’infuori di quello che ho, scopare sempre con lui, tutto per me io tutta per lui e questa cosa qui ti viene data come sapere della società. Si presuppone che entrambe le parti abbiano capito cosa è stato loro spiegato. Non c’è stata negoziazione. La differenza tra una coppia monogama e una non-monogama è che la non-monogamia, avendo ricercato una serie di informazioni e di consapevolezza, ti porta al punto che avrai costruito così tanto decostruendo che stabilirai delle boundaries con le quali capire cosa ti fa bene e cosa no. Se il tuo partner o i tuoi partner sono sulla stessa linea, bene, se no dovete negoziare qualcosa che farebbe bene a tutti i coinvolti. Ci va consapevolezza e coraggio: è un lavoro costante che si fa ogni giorno.
Hai scelto il termine “lavoro” però..
Avere una relazione non monogama non significa andare a scopare in giro, significa mantenere delle relazioni romantiche o non romantiche e sessuali con altre persone, che non è non-stancante, ma è arricchente dal punto di vista amoroso. A noi piace parlare delle relazioni non monogame come relazioni che aggiungono amore, lo moltiplicano, a differenza delle relazioni monogame.
Dai, ricevi e restituisci.
Voi ora siete complici in questa visione, ma avete sempre condiviso questi pensieri o anche tra di voi c’è stato un lavoro di limatura?
Questa è la grande difficoltà. Noi nasciamo come coppia monogama e poi abbiamo fatto assieme il percorso di decostruzione e deciso di abbracciare la non-monogamia, però ci siamo arrivati insieme.
E mantenete una parte delle vostre vite individuali con altre persone nascosta all’altro o è un immergersi totalmente nelle sensazioni che l’altro vive anche senza di voi?
Non si può parlare di standard, ogni relazione è a sé e ogni coppia monogama e non-monogama è a sé. Nella monogamia costruisci una relazione e la modelli sulle tue esigenze e nella maggior parte dei casi non vai a costruire davvero, è già tutto impacchettato. Poi ci sono anche persone molto consapevoli della monogamia eh, sia chiaro. Conoscersi prima da monogami e decidere di essere non-monogami è diverso, perché devi decostruire anche l’immagine che tu ti sei fatto dell’altra persona, l’immagine che hai trasmesso all’altra persona e in questo atto puoi trovarti o non trovarti. Il mondo non-monogamo è pieno di sfumature, facciamo esperienze romantiche, sessuali, insieme, da soli.
Il possesso c’è ancora, non è sparito magicamente, ma l’obiettivo è gestirlo, è la gelosia non scompare, anzi, quando vivi delle cose che non hai mai vissuto prima, finché non le vivi non sai cosa può succedere, che emozioni puoi provare, come guarderai l’altro. Devi abituarti al nuovo. Non è detto che tu o l’altro siate pronti, non ci sono manuali. Si dovrebbe arrivare a quel momento che si chiama “compersione” (neologismo che deriva dall’inglese compersion, ndr), il fatto che tu voglia talmente bene all’altra persona che vuoi il suo bene no matter what.
I non-monogami che tacciono sulle loro esperienze esistono, ma di solito non durano statisticamente moltissimo, perché comunque non condividi una parte.
Il nascosto, il proibito, è la stessa tensione che ci fa appassionare di Carlo Lucarelli. C’è qualcosa di non detto e molto erotizzato, l’erotico come si conserva?
Questo è un altro problema, non pensiamo che la sessualità vada costruita, vada imparata, pensiamo che debba funzionare con la chimica, i colpi di fulmine, mentre invece c’è il consolidamento, prima abbiamo usato il termine lavoro ed è così, dalla scopata di una notte alla relazione duratura, ammesso che tu voglia condividere quel momento con una persona, poi puoi usare l’altra come tramite per accedere al tuo piacere, ma nel momento in cui diventa un tramite, deve partire una comunicazione, non necessariamente verbale. Il vero goal non è arrivare a una scopata con una persona in più o due persone in più, ma fare in modo che ciò che si vive non crei un danno.
Quindi una condivisione di spazi e tempi con persone che ti sei scelto dove magari, appena senti “famiglia” non pensi subito a “oddio mi devo riprodurre”.
Quando sento “famiglia” io ormai penso solo a Fast&Furious.